|
|||
Lo Zambia Il famoso esploratore britannico David Livingstone raggiunse lo Zambesi intorno al 1850, alla ricerca di una strada che conducesse verso l'interno dell'Africa meridionale, per portare il cristianesimo e la civilizzazione europea e per combattere gli orrori del commercio degli schiavi. Il lavoro di Livingstone attirò i missionari che furono seguiti da cacciatori e avventurieri. Dopo il 1890 la maggior parte del territorio dello Zambia cadde sotto il controllo della South Africa Company (BSAC) inglese. La zona fu chiamata Rodesia del Nord nel 1911. Contemporaneamente, vasti depositi di minerale grezzo di rame venivano scoperti nella zona centro-settentrionale del territorio (l'area che oggi si chiama Copper Belt). Venne dato inizio a grandi lavori di sfruttamento delle miniere, utilizzando la mano d'opera locale. Gli africani avevano ben poca scelta: avevano bisogno di soldi per pagare la tassa sulle capanne introdotta dagli europei e la loro unica altra fonte di guadagno scomparve quando la maggior parte della terra coltivata fu loro espropriata dai coloni europei. La colonia fu messa sotto il diretto controllo degli inglesi nel 1924; Lusaka divenne capitale nel 1936. I coloni iniziarono a esercitare pressioni per formare una federazione con la Rodesia del Sud e col Nyasaland (Malawi), un accordo, ritardato dalla seconda guerra mondiale, che fu stabilito nel 1953. Nel frattempo, l'influenza del nazionalismo africano si sparse in tutto il paese. Kenneth Kaunda fondò il Partito Nazionale Unito per l'Indipendenza (UNIP) durante gli anni '50, propugnando la fine del dominio britannico. Il dominio terminò nel 1963, quando la federazione si dissolse e la Rodesia del Nord prese il nome di Zambia, dal fiume Zambesi. L'indipendenza non giunse in tempo per arrestare l'emorragia di denaro causata dagli inglesi. Il denaro delle tasse che gli inglesi imponevano allo Zambia veniva speso a beneficio della Rodesia del Sud, un problema che ha continuato a tormentare il paese fino agli anni '90. Dopo l'indipendenza Kaunda divenne presidente e restò a capo del paese per 27 anni, dichiarando l'UNIP l'unico partito legale e se stesso il solo candidato per la presidenza. Kaunda battezzò il suo miscuglio di marxismo e valori tradizionali africani con il nome di 'umanesimo', ma in pochi anni, con una pessima amministrazione pubblica e un programma di nazionalizzazione rovinato da corruzione e cattiva gestione, mandò il paese in bancarotta. Il calo del prezzo del rame accelerò la discesa del paese, e alla fine degli anni '70 lo Zambia era uno dei paesi più poveri del mondo. |
|||